Secondo la tradizione tramandataci da Tucidide, la città
greca di Leontinoi fu fondata intorno al 729 a.C. da un gruppo di Calcidesi
provenienti da Naxos, guidati da Teocles.
Probabilmente la fertilità dei campi spinse i Greci a occupare le colline di
San Mauro e della Metapiccola, in una posizione strategica che permetteva
loro di dominare e controllare l’area agricola più importante della Sicilia,
l’attuale Piana di Catania, meglio conosciuta nell’antichità con il nome di
Campi Leontini.
Ma
ancor prima dei Greci, genti indigene che risalgono all’età del rame (2.000
a.C. circa) si erano susseguite sui colli dove sorgerà la città greca. Tra
queste popolazioni pre greche vanno ricordati i Siculi, provenienti
dall’Italia, che, intorno all’ XI secolo a.C si erano stabiliti sul colle
Metapiccola, dove è ancora possibile ammirare i resti delle loro capanne
“quadrangolari” simili a quelle del colle Palatino a Roma.
Al loro
arrivo, quindi, Teocles e i Calcidesi trovarono i colli occupati da
popolazioni indigene, che furono cacciate via dopo una prima coabitazione.
Allontanati gli indigeni, i Greci, che in un primo momento si erano
stabiliti sul colle San Mauro, occuparono il contiguo colle della
Metapiccola, circondando successivamente entrambe le colline con una
possente cinta muraria.
La
città raggiunse presto una certa potenza, dominava tutta la Piana di
Catania, fondò la colonia di Euboia, ed era famosa per la coltivazione
dell’orzo, di cui esistono tracce nelle rappresentazioni monetali.
Retta
per lungo tempo da un governo oligarchico interrotto da un breve periodo di
tirannia, Lentini è ricordata nella storia per le guerre dei Diomenidi
contro le colonie calcidesi di Sicilia. Nel 476 a.C. Ierone deportò a
Lentini gli abitanti di Naxos e di Catania. Tornata libera con la fine della
dinastia dei Diomenidi, nel 433 – 432 si alleò con Atene alla quale alcuni
anni dopo chiese, tramite Gorgia il sofista, di intervenire in suo aiuto in
Sicilia.
L’intervento si concluse nella battaglia sul fiume Asinaro con la disfatta
degli Ateniesi ad opera dei Siracusani. I vincitori deportarono gli abitanti
di Akragas, Gela e Camarina (406 – 405 a.C.) a Lentini, che poco prima era
stata semidistrutta dai Cartaginesi (409 a.C. circa). Nel 403 Dionigi decise
di deportare gli abitanti a Siracusa e diede la città ai suoi mercenari
facendo di Leontinoi un insediamento militare con depositi e magazzini per
armi e viveri.
Passata
con i Cartaginesi nel 311 a.C., venne successivamente punita da Agatocle con
l’uccisione degli abitanti. Tra il 263 e il 216 visse un certo periodo di
pace e prosperità ma, schieratasi contro Roma durante la seconda guerra
punica, venne distrutta dai Romani e iscritta tra le città decumane. Durante
l’età romana la città decadde completamente e diventò un tranquillo borgo
agricolo.
In età
medievale Lentini è una delle più importanti città demaniali della Sicilia e
sede di numerose chiese e conventi.
Ricostruita dopo il terremoto del 1542, ha un periodo travagliato con un
notevole calo demografico ed economico che si acuisce con la fondazione
della limitrofa Carlentini nel 1551 per opera del vicerè Giovanni de Vega.
Distrutta quasi completamente durante il terremoto del 1693, subisce un
ulteriore impoverimento. Durante
il Risorgimento Lentini è tra le prime città siciliane ad opporsi ai Borboni.
Attualmente è una delle più grandi città della provincia di Siracusa,
importante nodo viario tra Catania e Ragusa e uno dei più importanti centri
della Sicilia per la produzione di agrumi.
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